Giovanni Paolo II

Il Redentore dell'uomo, Gesù Cristo, è centro del cosmo e della storia.

Questa pagina non ha minimamente l'ambizione di parlare di ogni aspetto della vita e dell'opera di Giovanni Paolo II, ma solo di evidenziarne certi tratti, risultati salienti per la fede e per l'umanità del XX secolo.

sua importanza

Giovanni Paolo II è stato senza dubbio un grande Papa: l'epiteto di “Magno” che non pochi hanno proposto di attribuirgli e che lo metterebbe a fianco di un un papa Gregorio e di un papa Leone, sarebbe pienamente meritato.

La sua importanza non è stata soprattutto quella di aver dato un contributo molto importante alla caduta del totalitarismo comunista, quanto quella, a monte, di aver mostrato come il cristianesimo, lungi dallo schiacciare l'uomo sotto il peso di incomprensibili regole, è la piena realizzazione dell'umano.

Del resto quest'ultima cosa non è senza rapporto con la prima: un cristianesimo che realizza l'uomo infatti smentisce la tesi marxiana della religione come “oppio dei popoli”, fattore alienante, e il totalitarismo comunista si basava appunto su un marxismo inteso come visione totalizzante della realtà e perciò alternativo alla fede.

un Papa poliedrico

Uno degli aspetti che fanno di Giovanni Paolo II un grande papa è la poliedricità della sua personalità.

È stato un intellettuale, ma anche uno sportivo. Un uomo di Chiesa, che però ha anche conosciuto il lavoro come un semplice laico. Filosofo e teologo, ma anche poeta. Capace di umorismo (al punto da spiazzare talora il servizio d'ordine con le sue improvvisazioni), ma capace anche di serietà e di indignazione (se pensi al suo monito ai mafiosi). Pastore capace di coinvolgersi con la gente comune (si pensi a quando, giovane prete, organizzava gite coi giovani, in Polonia), ma anche un diplomatico, capace di trattare coi potenti della terra. Saldamente radicato nel tradizionale realismo tomista, ma al contempo valorizzatore delle istanze soggettivo-esistenziali di una “buona” modernità. Decisamente cristocentrico (si veda la Redemptor hominis), ma al contempo devotamente “mariano” («totus tuus» era il suo motto). Legato alla tradizionale mistica carmelitana (S.Giovanni della Croce), ma al contempo capace di valorizzare “nuove” forme di devozione (si pensi al tema della misericordia e a S.Faustina Kowalska).

alcuni nodi del suo pensiero

Papa Giovanni Paolo II, come spiega bene Rocco Buttiglione nel suo ottimo libro su Wojtyła, si è formato filosoficamente alla confluenza tra tomismo (da cui ha preso il senso della oggettività della verità) e istanze moderne, in particolare la fenomenologia (da cui ha preso l'importanza della assimilazione soggettiva della verità, senza la quale questa resterebbe astratta e inutile). In diversi suoi testi si può notare l'impronta della fenomenologia, con la paziente descrizione dei fenomeni, indispensabile premessa ad ogni successiva analisi razionale, pena una astrattezza quanto mai inadatta all'umanità odierna.

Egli, divenuto papa, ha dedicato anzitutto tre encicliche alle Tre Persone della SS.Trinità: la Redemptor hominis è dedicata al Figlio, di cui sottolinea la capacità di liberare l'uomo, piuttosto che quella di esserne un giudice severo (come era in molta omiletica tridentina), la Dives in misericordia è invece una riflessione sul Padre, la cui caratteristica è di essere appunto misericordia (anche qui contro un moralismo soffocante) e infine la Dominus et vivificantem, dedicata allo Spirito Santo, e alla sua potenza ri-creatrice.

Tuttavia tale stima e valorizzazione per l'uomo e sottolineatura anti-moralistica della misericordia non significano in Giovanni Paolo II lassismo e faciloneria: nella Veritatis splendor papa Wojtyła ricorda tutta la grandezza a cui l'uomo è chiamato, e che non deve essere ridotta, per falsa comprensività, a una misura rassegnata al male.

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